Riteniamo che sia un grosso errore fermare l’iter amministrativo per la realizzazione delle piste ciclabili già finanziate. L’annuncio del Sindaco Grillo, infatti, di voler sottoporre alla discussione pubblica il progetto della ciclabile da realizzare lungo il parco della Salinella sino al Baglio Florio, è di fatto l’annuncio dell’affossamento definitivo di questa ciclopedonale e di tutte le altre ancora da realizzare. Non condividiamo nemmeno che la pista ciclabile dello Stagnone sia un problema ereditato dall’amministrazione precedente, ma una risorsa da difendere e valorizzare nell’ottica della mobilità sostenibile nella cui direzione andava anche il progetto dei sottopassi in luogo dei passaggi a livello, bocciato, purtroppo, dal consiglio comunale. Spiace constatare che ad oltre un anno dal suo insediamento le politiche “green” dell’attuale governo della città siano del tutto inesistenti in tutti i settori, a partire dai rifiuti, passando dall’abbandono dello Stagnone, per finire a zero idee e proposte per ridurre l’impatto dei mutamenti climatici i cui effetti drammatici ci coinvolgono direttamente.
A ciò si aggiunga la miopia della politica locale e degli operatori turisti che non vedono la crescita esponenziale del turismo sostenibile. Secondo, infatti, uno studio della Fondazione Univerede il 74% dei consumatori sceglie vacanze sostenibili per convinzione, ma anche per ragioni sanitarie.
Marsala può far fronte a questa crescente richiesta, non rinunciando a opere già finanziate ,e dunque realizzabili entro la prossima estate, che certamente incrementano i turisti attratti dalla mobilità lenta e sostenibile.
Conservare lo status quo di privilegi e comodità di pochi cittadini per mantenere un presunto consenso elettore, pregiudica il futuro dei giovani a cui anche questa amministrazione, se non invertirà prestissimo la direzione, consegnerà in eredità un pianeta martoriato dall’inquinamento in cui sarà sempre più difficile vivere.
Non siamo esperiti di viabilità, e non abbiamo alcuna competenza nel giudicare il lavoro di chi, come il Comandante Menfi della P.M. , ha operato scelte relative alle modifiche dei sensi di marcia nello Stagnone. Scelte criticate da molti.
Sappiamo solo che i cambiamenti suscitano sempre un mare di critiche anche solo per il semplice fatto di modificare abitudini radicate, senza che ciò leda realmente gli interessi degli operatori turistici e dei cittadini residenti nella zona.
Osserviamo che, come sempre accade, è partita la gara di solidarietà delle forze politiche nei confronti di chi in questi giorni protesta per i presunti disagi arrecati alla fruizione turistica dello Stagnone.
Nessuno invece è solidale con la natura.
Come diciamo da anni : lo Stagnone è una riserva naturale e non un parco giochi.
Ciò non significa che non debba essere fruito dai turisti, anzi, ma che la fruizione deve avvenire avendo come interesse prioritario la conservazione e la tutela degli habitat naturali e del delicato ecosistema dell’intera area.
Il turismo e la fruizione lenta, attraverso la pista pedonale e ciclabile, vanno in questa direzione , finalmente!
Riportare, invece, la viabilità lungo la laguna alla lunga coda di auto incolonnate, al parcheggio selvaggio e al transito e parcheggio dei mega bus turistici, non fa gli interessi della natura.
I parcheggi sulla strada provinciale ci sono, ed altri se ne possono creare per consentire il parcheggio di tutti i veicoli. L’idea del Bus navetta, per il trasporto di chi non può fare una passeggiata di meno di 300 m. per raggiungere gli imbarcaderi, è giusta e va realizzata in fretta soprattutto per le persone affette da disabilità e per gli anziani.
Noi pensiamo e suggeriamo anche che i parcheggi debbano essere fonte di guadagno per le casse comunali , e che i proventi del parcheggio e del noleggio comunale di biciclette siano reinvestiti nello Stagnone.
In nessun posto al mondo, nemmeno in Sicilia, la fruizione di un sito naturale ed archeologico, avviene consentendo il parcheggio dentro le stesse aree, senza che ciò incida minimamente sul numero dei visitatori.
A Marsala ,invece, quelle che sono solo cattive abitudini paesane, assurgono agli onori della cronaca locale perché non c’è negli operatori turistici e nella classe politica locale nessuna idea di sviluppo sostenibile che in tanti posti (anche in Sicilia) è fonte di reddito per intere comunità.
Non c’è pace per la Spiaggia di Torrazza. Sembra incredibile ma quella che tutti abbiamo ritenuto vicenda chiusa, archiviata e relegata alla memoria dei cittadini e di quanti si sono battuti per la demolizione di Casa La Francesca, è tornata di attualità.
Questa mattina all’alba, infatti, alcuni operai con relativi mezzi meccanici hanno delimitato il perimetro dell’area in cui sorgeva Casa La Francesca e distrutto le dune riformatesi dopo la demolizione, per iniziare i lavori di ricostruzione del manufatto a circa cinque metri dalla battigia.
Fortunatamente alcuni cittadini hanno prontamente allertato l’amministrazione comunale e le forze dell’ordine che intervenute sul posto hanno bloccato i lavori ed evitato uleriri danni al sistema duale della spiaggia.
Ringraziamo pertanto il Sindaco di Petrosino e le forze dell’ordine intervenute, ma ci spiace sottolineare che se, come sembra, vi è addirittura un progetto depositato all’ufficio tecnico per la ricostruzione, ciò è addebitabile all’omessa delimitazione della spiaggia di Torrazza.
Il suolo su cui sorgeva Casa La Francesca, infatti, pur essendo naturalmente demaniale, è ancora catastalmente intestato a soggetti privati, e la delimitazione della spiaggia nonostante i nostri sforzi (non avendo avuto nemmeno il sostegno dell’amministrazione comunale) non fu mai portata a termine dall’ufficio provinciale del demanio marittimo.
Questo è il risultato!
Cogliamo l’occasione pertanto per chiedere al Sindaco di Petrosino di ottenere in tempi certi e rapidi la delimitazione demaniale della spiaggia ai sensi del codice della navigazione, prendendo atto definitivamente che l’espropriazione con indennizzo annunciata nove anni fa, non solo non è stata attuata, ma non è nemmeno praticabile.
Siamo costretti a tornare a parlare di delimitazione del demanio marittimo per testimoniare il nostro profondo sconcerto per la delimitazione di parte del Canalone dello Stagnone di Marsala, precisamente quello che costeggia Mammacaura, in favore del proprietario delle Saline Ettore Infersa, Giacomo D’Alì Staiti.
Da anni il nostro circolo e Legambiente tutta si battono per la restituzione al patrimonio pubblico della spiaggia di Torrazza a Petrosino, della Spiaggia di Erice e della Scala dei Turchi, ma ad oggi, non abbiamo ottenuto alcun risultato utile ad eccezione di una circolare del dirigente del tempo, dott. Gullo dell’Assessorato al Territorio ed Ambiente , con la quale si invitava gli uffici periferici del demanio marittimo a procedere alla rettifica della dividente demaniale ai sensi dell’art. 32 del codice della navigazione.
Nonostante la circolare e le nostre innumerevoli istanze, diffide e denunce, i beni demaniali sopra elencati sono rimasti di proprietà privata, e non ci risulta che l’ufficio del demanio marittimo di Trapani, così come altri uffici periferici della Regione, abbiano, negli anni, mai provveduto a delimitare il demanio in favore del pubblico, ma sempre e soltanto in favore di soggetti privati.
Il Sig. D’alì Staiti, infatti, c’è riuscito, senza troppi sforzi, nel mese di settembre del 2020. La Commissione, presieduta dal dott. Pietro Miceli, riunitasi a Trapani presso gli uffici del demanio, ha deciso in suo favore con la seguente motivazione: … il canale che circonda la salina Ettore è al servizio della stessa e ne costituisce pertinenza…Sia il canale che l’argine sono funzionali all’esercizio dell’attività di Salina…
Naturalmente non è vero che il canalone è funzionale all’attività della Salina. Come tutti sappiamo bene il sale non viene più trasportato attraverso il canalone della laguna da almeno cento anni . La verità pura e semplice è invece che il canalone serve oggi esclusivamente a traportare i turisti dall’imbarcadero di Mammacaura a Mozia.
Lo sfruttamento economico esclusivo da parte di un solo soggetto privato, che nulla deve alla collettività per l’uso del demanio, non può non lasciarci sgomenti per la facilità con cui la Regione Siciliana continua ad espropriare i Siciliani dei beni pubblici demaniali.